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Salaparuta

Storia 
 
Centro di origine araba denominato Menzil Salh (Casale della Signora), diventa nel secolo XV feudo dei Paruta, cui deve la rifondazione dell’abitato ai piedi del Castello medioevale. Distrutta, dal terremoto del Belìce del 1968, restano i Ruderi ed alcune parti del Castello e della Chiesa Madre.

Il Castello, in epoca medievale appartenne alla famiglia di Errigo Abate, assai celebre in Trapani, dalla quale pervenne a Domenica Alvira de Aversa. Da lei prese il nome di “Sala di Madonna Alvira”, che conservò sino al XV secolo. Nel 1392 ne divenne proprietario Antonio Moncada ed in seguito alla sua ribellione re Martino, confiscato il Castello, lo dona nel 1397 a Michele de Imbo. Questi verso il 1400 lo vendette a Ferrario de Ferreri e pochi anni dopo pervenne a Marco Plaia.

Sul 1462 ne era signore Geronimo Paruta, nipote di quel Ruggiero Paruta che nel 1436 fu viceré di Sicilia, e da questa famiglia il Castello, nel 1500 circa, prese il nome di “Salaparuta”. Successivamente la loro discendente Fiammetta Paruta nel 1561 lo portò in dote a Giuseppe Alliata di Villafranca e verso il 1605 pervenne al loro primogenito Francesco Alliata Paruta il quale, nel 1625, ottenne da re Filippo III di Sicilia, l’elevazione a ducato della baronia di Salaparuta.

Nel 1727 vi morì Giuseppe Alliata Colonna, grande benemerito del paese ove, tra l’altro, edificò una chiesa ed un convento. Il Castello rimase alla famiglia sino al 1900 circa ed oggi è proprietà comunale, adibito a scuola ed altri usi fino al 1968.
 
Salaparuta - Il Castello Salaparuta - La Chiesa Madre
 
 
La Chiesa Madre, della quale oggi restano soltanto alcune parti del basamento recentemente consolidate, è stata edificata nel sito dove era ubicata la prima Chiesa Madre, fu progettata dall’architetto Antonino Gugliotta di Santa Margherita Belìce. La Chiesa, in stile barocco con pianta basilicale a tre navate, dominava con l’imponente prospetto e la grande scalinata l’intera piazza.

L’edificio religioso presentava all’interno una tipologia tradizionale ed all’esterno un prospetto coerente alle invenzioni borrominiane del San Carlino. La facciata tripartita era caratterizzata da un corpo centrale sinusoidale a tre elevazioni che si concludeva con il campanile analogamente alla Chiesa del Purgatorio a Trapani.

All’interno l’edificio era ricco di stucchi di F Rosso e di A. Messina. La statua di Santa Caterina attribuita al Berrettaro in essa custodita è stata recuperata dove diverse traversie dalle macerie.


 

Il sito di Salaparuta sorse tra il XII e il XIII sec. sui resti di un vecchio casale ai piedi di un antico castello, denominato Rahal el Merath (castello della signora), in riferimento a Madonna Elvira di Giovannuccio, della famiglia Aversa di Mazara che ebbe in feudo il casale di cui si ha notizia nei diplomi del sec. XIV. A causa della malaria tra il 1150 e il 1200 i coloni del casale “Sala o Salah” si spostarono dal loro sito originario al castello, che prenderà il nome di Sala Mulieris, Sala Donnae o Saladonne sino al XVI sec., quando la nobile famiglia locale dei Paruta fece chiamare il castello e la terra circostante “Sala di Paruta, Salaparuta”.

Il centro urbano di Salaparuta era costituito da 5 quartieri: “Rabateddi, Atareddu, Lignuduci, Carrubba, Cappuccini”. Numerose le famiglie feudatarie che si succedettero al potere a Salaparuta dalla fine del ’200 agli inizi del ’900: “Abbate, D’Aversa, Montecateno, Imbo, Ferreri, Moncada, Paruta, Alliata”. L’ultimo duca che ottenne l’investitura del feudo fu Giuseppe Alliata Moncada, principe di Villafranca, fondatore insieme al nipote Enrico della famosa casa vinicola “Vini Corvo di Salaparuta”, che dopo il 1960 fu comprata dalla Regione Siciliana, interessata a conservarne il marchio e il nome.
 



 
 


SALAPARUTA - VALLE DEL BELICE